Evento di Carrington

Quanti, tra noi astrofili, non ricordiamo con piacere qualche rilassante mattinata iniziata con l’osservazione del Sole con il nostro telescopio, filtrato anche semplicemente in luce bianca?

Il caffè l’abbiamo ormai preso (prima di bere il caffè siamo arrabbiati con il mondo intero; casomai lo siamo anche dopo, ma almeno abbiamo bevuto il caffè…). Ci accingiamo così a montare l’attrezzatura astronomica, senza aver dimenticato di porre l’opportuno filtro solare davanti all’obiettivo del telescopio.
Ivi giunti, possiamo puntare lo strumento verso il Sole, nella speranza di scorgere almeno una macchiolina degna d’interesse.

Immaginiamoci allora di rivivere quello che successe a Richard Carrington, evoluto appassionato di astronomia poco più che trentenne, che la mattina del 1° settembre 1859 indirizzò appunto sul Sole un telescopio del suo osservatorio privato, posto sul tetto della sua abitazione.
E immaginiamoci anche la sua grande sorpresa quando - messo l’occhio all’oculare - vide sul disco del Sole, associati ad un grosso gruppo di macchie solari, alcuni punti di una luminosità abbagliante, mai visti prima.

Come sicuramente avremmo fatto noi, Richard corse a cercare qualcuno con cui condividere la straordinaria visione (vista l’epoca, non fu aiutato – ahimè - dall’immancabile cellulare con cui oggi avrebbe potuto farsi un selfie sorridendo soddisfatto, da mettere subito in rete).
Non avendo trovato nessun’altra anima viva nei dintorni, quando pochi minuti dopo tornò al telescopio, si accorse con ulteriore sorpresa che il fenomeno luminoso si era grandemente attenuato.

Nei giorni successivi, aurore polari comparvero in tutto il mondo fino a latitudini del tutto inconsuete (furono viste persino nei cieli di Roma), mentre le trasmissioni del telegrafo subirono misteriosi disturbi.

Quello a cui assistette Richard Carrington al telescopio (e lo diciamo solo per qualche eventuale sparuto lettore che non sia già un conoscitore del cielo) altro non fu che un “brillamento solare” seppur di straordinaria intensità, cioè una esplosione di gas incandescente provocata dal campo magnetico presente sulla superficie del Sole, con conseguente emissione di particelle cariche (elettroni e protoni) che quando poi raggiungono la magnetosfera terrestre producono, tra le altre cose, aurore polari e disturbi nelle radiotrasmissioni.

Quando poi si dice la combinazione, un evento in qualche modo simile si è ripetuto intorno alla prima decade di questo maggio, con brillamenti degni di nota associati ad un imponente gruppo di macchie comparso sulla superficie del Sole.
Pur se di intensità alcune volte inferiore all’evento di Carrington, questo appena avvenuto ha fatto sì di produrre splendide e variopinte aurore boreali visibili anche nel nord d’Italia.
 
 
 
 
Sole ripreso venerdì 10 maggio con filtro neutro (Foto di Davide Pistritto)
 
 
 
Sole ripreso venerdì 10 maggio con filtro H-Alpha (Foto di Davide Pistritto)
 
 
 
Sole ripreso venerdì 10 maggio con filtro Calcio K (Foto di Davide Pistritto)