Oculari ortoscopici e planetari
L'oculare ortoscopico è da sempre considerato un eccellente oculare per le osservazioni in alta risoluzione di Luna, pianeti e stelle doppie. Lo schema ortoscopico fu inventato dalla rinomata scuola ottica tedesca da Mittenzwey nel 1880 e perfezionato dal fisico tedesco Ernst Abbe successivamente. Oggi l'oculare ortoscopico di Abbe è la variante più celebre.
Lo schema ottico è molto semplice: l’ortoscopico è composto da 4 lenti disposte in due gruppi, un tripletto di lenti cementate (convergente-divergente-convergente) con funzione di lente di campo che corregge le aberrazioni di una singola lente convergente dalla parte dell’occhio dell’osservatore. La sua principale caratteristica, che è anche il significato del termine ortoscopico, è l’assenza di distorsione lineare.
Il campo apparente è modesto (40-45°), ma gode di un'estrazione pupillare abbastanza buona per un oculare con così poche lenti, appena inferiore alla lunghezza focale dell'oculare stesso.
Un'accurata realizzazione come quella che si può trovare negli oculari ortoscopici di Abbe Takahashi permette prestazioni eccezionali in alta risoluzione.
Se la focale scende sotto una certa soglia (inferiore a 4 mm) diventa imperante la necessità di adottare schemi ottici un po' più complessi eventualmente con l'impiego di vetri ED a bassa dispersione per ottimizzare la correzione e la trasmissione di luce. Ecco che nascono allora oculari come i Takahashi Hi-LE e i Vixen HR, oculari "estremi" progettati appositamente per il massimo delle prestazioni in alta risoluzione.